BiologiaMarina.eu

 

 

Cod Art 0422 | Rev 01 del 03 Lug 2013 | Data 13 Giu 2011 | Autore: Pierfederici Giovanni

 

   

 

IL GAMBERO DI FIUME

Un tempo, quando i corsi d'acqua della nostra penisola erano puliti e ben lontani, dunque, dalle condizioni attuali, erano popolati da una ricca fauna di invertebrati.
Tra questi, molti ricorderanno il gambero di fiume, altrimenti detto gambero d'acqua dolce (Austropotamobius pallipes, Lereboullet 1858).
Il gambero di acqua dolce è usato a scopo alimentare da secoli; le prime testimonianze relative al suo utilizzo culinare risalgono ai tempi dell'antica Roma, anche se la maggior parte delle testimonianze arrivano dal medioevo. Gli alchimisti quasi veneravano questi particolari animali, i quali, secondo le credenze di allora, custodivano il segreto della trasmutazione.
L'uso alimentare nelle tradizioni culinarie nord europee, invece, fu talmente massiccio da portare alla scomparsa di numerose popolazioni in epoche storiche.

Da un punto di vista sistematico, i gamberi d’acqua dolce, o Astacida, sono crostacei decapodi; purtroppo le relazioni filogenetiche con gli altri decapodi risultano ancora poco note e in continua revisione. Sono note due superfamiglie, Astacoidea e Parastocoidea: gli Astacoidea comprendono le famiglie Astacidae e Cambaridae, mentre i Parastocoidea comprendono l'unica famiglia dei Parastacidae.

L'antenato degli attuali gamberi di acqua dolce, diffusi in tutto il globo escluso l'Antartide, il continente Africano (con l'eccezione del Madagascar) e parte dell'India e dell'Asia, è assegnabile al genere Protoastacus, che popolava i mari del Carbonifero. Protoastacus dal punto di vista filogenetico è molto vicino agli astici e agli scampi attuali e, si ipotizza, abbia pian piano popolato gli estuari dei grandi fiumi, dando origine poi ad una radiazione adattativa che lo portò a diversificarsi in molte specie e ad occupare le acque dolci dei laghi e dei fiumi. Oggi, alcune specie specializzate , vivono in acque salmastre e in ambienti terrestri. Per esempio, il gambero australiano del genere Engeus vive praticamente sulla terraferma.

I gamberi sono i più grandi invertebrati viventi in acqua dolce. Astacopsis gouldi , che vive nelle acque della Tasmania, può superare i 4 K di peso.

Molti gamberi di acqua dolce hanno comportamenti etologici complessi; alcune specie vivono in gruppo e difendono attivamente la tana e il territorio. Altri sono biocostruttori e possono alterare l'ambiente in cui vivono. Per esempio la specie Fallicambarus devastator può scavare oltre 60.000 tante per ettaro di superficie.

Nel mondo sono classificate oltre 550 specie di gambero di fiume, la maggior parte delle quali vivono in Nord America e in Australia. L'Europa vanta sei specie autoctone appartanenti al taxon degli Astacidae (Astacus astacus, Astacus leptodactylus, Astacus pachypus, Austropotamobius pallipes, Austropotamobius torrentium e Austropotamobius berndhauseri).
In Italia studi di filogenesi molecolare hanno evidenziato la presenza della specie Austropotamobius pallipes nell'area nord occidentale, mentre il resto della penisola sarebbe popolato dalla specie Austropotamobius italicus.
Le due specie vivono in sintopia lungo i corsi d'acqua dell'Appennino ligure.
Austropotamobius italicus è ulteriormente classificato nelle sottospecie A. italicus italicus (Faxon, 1984) (Appennino tosco-emiliano), A. italicus carinthiacus (Italia centrale e nord-occidentale), A. italicus carsicus (Italia nord-orientale) e infine, nella (recente) sottospecie A. italicus meridionalis (Lazio, Abruzzo e Italia meridionale).

C. Souty-Grosset (1997) riporta invece quattro sottospecie di Austropotamobius pallipes: A. pallipes carsicus, A. pallipes italicus, A. pallipes fulcisianus e A. pallipes lusitanicus.

Le diverse specie e sottospecie di Austropotambius devono essere trattate come unità di conservazione distinte. Ciò significa che le diverse competenze regionali e provinciali devono considerare quale taxon è presente sul loro territorio nel momento in cui intendono effettuare programmi di re-introduzione e/o ripopolamento (Mazzoni et al., 2004).

Schematizzazione anatomia gambero

CHIAVI PER IL RICONOSCIMENTO DEI GAMBERI CHE POPOLANO LE ACQUE ITALIANE

Schema riconoscimento gamberi

Schema tratto da: Mazzoni et al,. - Guida al riconoscimento dei gamberi di acqua dolce. Greentime, 2004.

IL GAMBERO DI FIUME ITALIANO

Austropotamobius pallipes

Sopra, immagine di Austropotamobius pallipes, per gentile concessione di Claudio Pia.

In Italia il gambero di fiume è presente con la sottospecie Austropotamobius pallipes italicus (Faxon, 1984). Il suo nome scientifico deriva da Austro, il che sottintende la sua presenza in Austria, e da potamos, che significa 'fiume'; pallipes deriva dal latino 'pallido' poiché le sue appendici ambulacrali, ovvero i pereiopodi, sono di colore chiaro.
Più simile ad un astice che al suo cugino di mare, il gambero d'acqua dolce ha sostenuto per secoli, almeno in parte, molte comunità contadine. Soprattutto in alcune aree del Veneto, era considerato "cibo povero, buono, per ingannare la fame e non per saziarla".
Era talmente numeroso che anche i più piccoli riuscivano facilmente a catturarlo senza difficoltà. Qualsiasi attrezzo era adatto per catturarlo, un barattolo, un catino, un pezzo di rete.
Ma come sempre accade, qualcosa, all'improvviso, mutò. Nel 1859 - 1860 in Lombardia, venne descritta per la prima volta la "peste del gambero", associata al fungo Aphanomyces astasci, importato involontariamente dal nord America insieme al gambero Orconectes limosus (Rafinesque, 1871). Quest'ultimo, resistente all'infezione, trasferì come portatore sano la malattia alla specie italica, che venne immediatamente decimata. Il fungo intacca il carapace, attraversa la cuticola e, infine, raggiunge l'interno del corpo dell'animale, uccidendolo molto velocemente.
Questa prima lezione non servì a molto. Vennero infatti importate altre specie, per primo il gambero della Louisiana Procambarus clarkii, molto adattabile e dal sorprendente tasso di crescita; più recentemente, è arrivato Astacus leptodactylus (Eschscholtz, 1823), noto ocme gambero Turco, pontico o di Galizia, originario dei bacini del Mar Nero e del Mar Caspio. Sia il gambero della Louisiana che quello Turco, sono dei formidabili competitori del gambero autoctono.

Austropotamobius pallipes

Un'altra immagine in habitat di Austropotamobius pallipes, per gentile concessione di Claudio Pia. In questa foto si nota l'unica cresta postorbitale, tipica della specie autoctona, che permette di distinguerla dal gambero turco Astacus leptodactylus.

In Italia, attualmente, il gambero di fiume è in forte rarefazione e rimane confinato in zone limitate; in genere si tratta di zone poco o per nulla antropizzate, dalle acque pulite e ben ossigenate. In Italia la sua presenza è stata recentemente segnalata in alcuni torrenti abruzzesi e nel bacino del Bussento. Preferisce decisamente acque carbonatiche e ricche di ciotoli e sassi.
Il gambero di fiume ha abitudini crepuscolari e notturne. Di giorno preferisce passare il suo tempo sotto i sassi e negli anfratti meno illuminati. Di notte si dedica alla caccia. La specie è tipicamente zoofaga e si nutre di piccole larve di insetti, di piccoli pesci e di girini. Non disdegna animali e resti di animali morti.
Di colore bruno, raggiunge una lunghezza di 10 - 15 cm., e i 90 grammi di peso. I sessi sono separati e il corteggiamento (ottobre e novembre) è abbastanza violento. il maschio cerca di rovesciare la femmina e nel far questo non è raro che venga mutilata o addirittura uccisa. In seguito il maschio, con le prime due paia di appendici addominali (i pleiopodi) modificati in organi riproduttivi (gonopodi), depone un pacchetto di spermatozoi nei pressi degli orifizi genitali della femmina, con lo scopo di fecondare le uova che verranno poi deposte. Le uova fecondate, circa un centinaio, sono protette dalla femmina sino alla schiusa, ovvero sino alla primavera seguente.
La crescita dei gamberi, attraverso mute successive, è molto lenta, tanto che per raggiungere i 9 cm di lunghezza sono necessari almeno 4 o 5 anni.
La temperatura dell’acqua ha un ruolo fondamentale nell'influenzare il tasso di accrescimento e, nel caso di acque particolarmente fredde, può arrestarsi completamente sino al sopraggiungere di condizioni migliori. La temperatura ottimale alla quale si presenta il maggior tasso di crescita si aggira sui 15°C. Non tollera a lungo temperature superiori a 22 - 24 °C.

Austropotamobius pallipes

Austropotamobius pallipes in habitat, Alta Val d'Aveto, per gentile concessione di Claudio Pia.

CARATTERISTICHE MORFOLOGICHE DI Austropotamobius pallipes italicus (Faxon, 1984)

IL GAMBERO KILLER

Dopo l'apertura del collegamento fluviale Danubio, Meno e Reno, del 1992, è comparso nelle acque dolci europee, un piccolo anfipode lungo non più di 2 cm.: Dikerogammarus villosus. Ovunque, ha scalzato la fauna bentonica dei luoghi ove si è insediato. È stato segnalato anche nel Lago di Garda e nel suo emissario, il fiume Mincio. Vi è arrivato grazie ai trasporti delle semine di novellame, necessarie per la sopravvivenza del lago stesso, poco, anzi per nulla, controllate.
Dikerogammarus villosus ha una grande valenza ecologica, tollera infatti ampie variazioni di temperatura, tenore di ossigeno, salinità ecc..ed è quindi in grado di colonizzare tutti gli ambienti di acqua dolce e salmastre.
Le femmine di Dikerogammarus villosus sono ovigere per gran parte dell'anno e i nuovi nati raggiungono velocemente la maturità sessuale. Si nutrono di prede mobili e, purtroppo, anche di quelle immobili come le uova di pesce e gli avanotti appena schiusi.
Il comportamento predatorio di D. villosus nei confronti delle uova della specie Coregonus lavaretus, è stato descritto dalla prof. Casellato S.; dopo aver allestito un acquario, riproducendo l'ambiente rivierasco sommerso del Garda e, dopo due giorni di pazienza, durante i quali il gamberetto killer è rimasto nel suo anfratto, il nostro amico ha mostrato la sua strategia predatoria il terzo giorno. Uscito velocissimo dalla sua tana, ha afferrato un uovo, lo ha inciso con uno dei sui robusti gnatopodi e, infine, ne ha estratto il contenuto triturandolo con le sue manibole.
Nei giorni seguenti è emersa la strategia trofica del gamberetto killer. Pur disponendo di larve di insetti e di altre prede, D. villosus si orientava sempre verso le uova di pesce. A questo punto, è ragionevole chiedersi, quale sarà l'impatto ambientale sulla fauna ittica del Garda e in altri bacini, a medio e a lungo termine.

Ringraziamo Claudio Pia per averci gentilmente concesso le immagini di questo articolo. Una gallery completa è presente sul sito www.claudiopia.it.

BIBLIOGRAFIA